Depressa, senza speranze e rassegnata.
Eppure sono felice e mi sento bene. Questo mio modo di essere non mi porterà lontano. Ma anche Miller non se la passava tanto bene. E alla fine credo che sia morto felice.
Pensavo di stendermi a braccia aperte sul pavimento, come su una croce, e chiudere gli occhi. E stare così per qualche ora a non pensare, o a pensare tanto. Poi ho riflettuto: queste cose si possono fare solo nei film, perché lì non vengono i reumatismi. Io non me lo posso permettere.
Già ho un dolore al braccio sinistro che non mi fa vivere tranquillamente, anche se mia madre dice che sono solo dolori stagionali e io le credo.
Ma è quel genere di dolore che ti fa pensare al peggio, e ti fa immaginare chiuso dentro ad una tomba. L’altro giorno ho avuto forte la sensazione di esserci vicina e sono stata presa dal panico.
Poi ho pensato che quando sarò dentro la mia tomba avrò gli occhi chiusi, e ho ricacciato via il pensiero.
Chissà che con la mia folle immaginazione non riesca a rendere piacevole anche la permanenza nella bara.
La immagino con una finestrona sul lato destro. E guardandovi attraverso vedrei un campo immenso, verde, nel pieno della fioritura primaverile. E queste distese di fiori che ondeggiano, accarezzate dal vento. E mi accorgerei, d’un tratto, che quella stessa erba sta crescendo velocemente anche dentro la mia nuova dimora. E mi farebbe il solletico ai piedi. Sentire un morto ridere dentro una bara dev’essere un’esperienza forte.
La immagino col soffitto lilla, e le pareti verdine. Un sole accecante che penetra dalla finestra, e le tendine che fanno le grinze sul fiocco che le tiene legate.
La immagino piccola, giusta giusta perché io ci entri, ma in fondo comoda. Posso anche muovere le braccia verso l’alto.
E sento i rumori della terra, del vento e del silenzio. E mi rammarico per non averli ascoltati durante la mia vita terrena.
Ma chi se ne frega! Ora sono qui e li sento. E mentre guardo fuori, un uccellino si viene a posare sul davanzale della finestra della mia bara. È giallo e azzurro, e mi guarda con i suoi occhietti tondi.